immagine con papà e bambino

Il ruolo del papà nei primi mesi di vita del bambino

Gli uomini di oggi non sono più staccati dalla presenza in famiglia come una volta, quando il loro compito era lavorare ed esercitare poi un ruolo educativo severo per sostenere la madre nel percorso educativo del figlio.

I ruoli familiari oggi

Oggi i ruoli familiari hanno subito cambiamenti radicali, i coniugi sono quasi intercambiabili, devono continuamente dialogare e confrontarsi in un gioco di squadra, dove si mostra necessaria un’alternanza di ruoli e un’elasticità molto più forte rispetto al passato.

La chiave di funzionamento del rapporto genitore-figlio non è da individuarsi solo nel rapporto a due tra genitore e bambino, essa  contempla sempre entrambe i coniugi nel  reciproco rapporto tra di loro e con il proprio figlio. Questo equilibrio, sempre dinamico, permette di individuare la forma migliore di rapporto tra genitori e figli dove ormai si è tutti presenti in ruoli meno definiti e più intercambiabili.

Ciò significa che ogni genitore debba riuscire a legittimare e favorire la presenza dell’altro con il figlio riconoscendone la validità e l’importanza. Per quanto questo concetto possa sembrare scontato, la validazione dell’altro genitore nella gestione del figlio è un elemento di disequilibrio e spesso di rottura all’interno del nucleo familiare, spesso infatti l’arrivo di un bimbo che dovrebbe portare al coronamento del progetto familiare, porta invece a un disequilibrio del rapporto tra mamma e papà se non addirittura alla rottura. Capita infatti troppo spesso di vedere coppie che si separano entro i primi due anni del figlio.

Cosa accade durante lo svezzamento

Con lo svezzamento, intorno ai 5/8 mesi di vita, inizia il progressivo distacco del bambino dallo stato di dipendenza dalla madre. Questo processo continua, favorito dalla figura del padre che permette l’acquisizione di una rappresentazione stabile di sé stesso gestendo in modo autonomo l’angoscia da separazione in cui la madre è invece profondamente coinvolta.

La figura del padre svolge quindi un ruolo fondamentale nello sviluppo emotivo del figlio, favorendo la fase di individuazione di sé come individuo “altro”, in grado di autonomia psichica ed emotiva al di fuori della diade madre/figlio, base fondamentale per la costruzione di rapporti positivi con altre figure significative al di fuori della famiglia.

La figura paterna favorisce quindi la fase di “individuazione e separazione” (Mahler), ostacola e impedisce la fusionalità con la madre che non permetterebbe al bambino di essere psichicamente ed emotivamente autonomo da lei, favorendo lo sviluppo di una dipendenza emotiva nei confronti delle future figure per lui significative come amici, insegnanti, etc.

Pertanto, la presenza attiva e costante del padre è fondamentale nella vita del bambino, fin dai primi mesi di vita per quanto alcuni papà possano non risultare perfetti agli occhi delle mamme nei processi di accadimento primario. E’ proprio questa “imperfezione” che facilita lo sviluppo del bambino e permette un miglior distacco ad esempio al momento dell’inserimento del bimbo all’Asilo Nido.

Nel processo di separazione/individuazione il bambino si differenzia dalla madre attraverso un percorso che gli permette di trovare la propria collocazione nel mondo. La “separazione” permette al bambino di staccarsi dal rapporto simbiotico con la madre per poter riconoscere sé stesso con le proprie caratteristiche “individuazione”.

La Mahler mette in evidenza che quando la separazione è in corso e il bambino inizia a governare i suoi movimenti ed essere più autonomo nell’esplorazione dello spazio, il padre inizia ad essere più importante e assume la funzione di garante nel processo di esplorazione e scoperta del mondo circostanze.

Il padre non teme la separazione del bimbo dalla madre e riesce ad accompagnarlo con mano sicura verso la scoperta del mondo infondendo sicurezza nel figlio. Il ruolo del padre si modifica quindi nel corso dello sviluppo del figlio: da iniziale supporto alla madre diviene sempre più veicolo per il bimbo verso la scoperta del mondo e favorisce la costruzione di legami con persone esterne alla coppia.

Se manca la figura paterna in questa fase di sviluppo del bambino

L’assenza del padre o la sua scarsa presenza, a volte ostacolata proprio dalla madre, porterebbe  alla costruzione di una madre eccessivamente potente che, con la sua iperpresenza, produrrebbe sentimenti di incapacità, insicurezza, paura, frustrazione e soprattutto abbandonici.

Affinché la relazione madre/figlio possa essere “sufficientemente buona” è quindi necessario che la figura del padre sia inclusa nel processo di sviluppo del bambino in quanto rappresenta un “separatore” che potrà impedire la confusione delle identità e mediare nel rapporto della diade madre/figlio bilanciandolo.

Alcuni studi condotti sulla deprivazione paterna nello sviluppo di minori evidenziano che tale assenza procura un grave danno al figlio.

Quindi sintetizzando quanto fin qui espresso, attraverso le parole della Psicologa Dionna Thompson possiamo dire che “la guerra contro i padri è in realtà una guerra contro i figli; il punto non è semplicemente il diritto dei padri o delle madri, ma il diritto dei figli di avere due genitori che si occupino di lui con ruoli diversi”.