Quanti dislessici a scuola! A cosa serve La Flipped Classroom

La legge 170/2010 “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico” invita la scuola ad attrezzarsi per realizzare, fin dalle prime fasi della scolarizzazione, un controllo (screening) atto a individuare il più precocemente possibile gli alunni/e a rischio di disturbo specifico dell’apprendimento (DSA).

Lo screening agisce come setaccio e filtra le situazioni a rischio, suggerendo ai genitori un approfondimento diagnostico. A questo proposito, il Centro Remida realizza progetti di screening nella scuola dell’infanzia e primaria basandosi sulle esigenze e obiettivi degli insegnanti: per informazioni clicca qui.

Il bambino con DSA a scuola

I bambini con diagnosi di DSA sono attualmente circa il 4% della popolazione scolastica. Questo dato sconvolge gli equilibri di un sistema d’insegnamento ormai in stallo da diversi decenni e che proprio in base a questo dato necessita di essere ammodernato a favore sia degli alunni, che devono essere supportati adeguatamente nelle difficoltà che incontrano, sia delle insegnanti, che rischiano di essere oberate di lavoro trovandosi a dover diversificare la didattica per ogni alunno/a della classe.

I DSA possono infatti essere “trattati” e “compensati” attraverso una didattica adeguata.

A volte si osserva l’emergere, all’interno del sistema scolastico, di stereotipi, convinzioni erronee e fuorvianti, che allontanano l’istituzione dal cambiamento e dall’inclusione degli alunni in difficoltà: “Una volta tutti questi DSA non c’erano”; “È diventata una moda”; “I centri privati, pur di soddisfare i genitori scrivono diagnosi a pagamento”; “Oggi quando uno non ha voglia di studiare si fa diagnosticare DSA”.

Quanti e quali oltraggiosi preconcetti possiamo elencare? Il problema è che non si tratta solo di parole, queste convinzioni sono alla base dell’approccio relazionale e d’insegnamento verso il bambino diagnosticato e condizionano la sua autostima, il suo percorso scolastico e le sue scelte di vita.

Proprio perché i bambini con DSA sono circa il 4% della popolazione scolastica, essi non devono essere bollati come diversi, bensì inclusi in un sistema scolastico che consideri le loro esigenze specifiche, facendone tesoro per tutta la classe.

Flipped Classroom come soluzione a scuola

Molte insegnanti sono fortunatamente interessate a un’opportunità che, oltre a favorire l’apprendimento di tutti i bambini, snellisca e faciliti il carico di lavoro per loro stesse. Si tratta di nuove forme di apprendimento basate sulla didattica capovolta (flipped classroom), cioè sul superamento dell’insegnamento frontale e prevalentemente nozionistico a cui siamo abituati.

L’insegnante non dovrebbe cioè limitarsi a trasmettere informazioni al/alla bambino/a, dovrebbe invece partire dal minore, renderlo protagonista del suo apprendimento, aiutarlo ad ampliare il suo bagaglio di competenze a partire dall’osservazione, dalla scoperta e dalla consapevolezza del “come fare per sapere”; in altri termini, si tratta di fare in modo che l’alunno possa diventare attivo costruttore della propria conoscenza.

Questo approccio è utile per qualsiasi alunno, quindi non prevede un lavoro diversificato e favorisce naturalmente l’inclusione di tutte e tutti. Nel lavoro di piccolo gruppo, infatti, tutti possono mettere a disposizione degli altri le proprie doti, l’intuizione, la creatività, la fantasia, la capacità di ragionamento logico, la memoria, la capacità deduttiva, etc. Ciascuno può sentirsi valorizzato nelle sue propensioni naturali, sviluppando così la motivazione ad apprendere anche se costa impegno e fatica.

In una flipped classroom, la responsabilità del processo di insegnamento viene dunque trasferita agli studenti in modo significativamente maggiore rispetto alla tradizionale modalità. In particolare, gli allievi possono controllare l’accesso ai contenuti in modo diretto, avere a disposizione i tempi necessari per l’apprendimento e la valutazione.

Il ruolo del docente sarà dunque quello di guida che incoraggia gli studenti alla ricerca personale e alla collaborazione e condivisione di quanto appreso.

In questo tipo di approccio alla classe, le tecnologie assumono una forte centralità ma, appunto per questa ragione, tale metodo potrebbe presentare segni di debolezza. Uno tra gli aspetti più importanti è infatti la cosiddetta equità tecnologica, nel senso che è ancora difficile prevedere o stabilire a priori che tutti gli studenti dispongano di attrezzature tecnologiche adeguate .

Tale aspetto coinvolge anche il corpo docente tenendo in considerazione che non risulta sempre tecnologicamente preparato all’impegno che la flipped classroom richiede ad essi.